Swami Veetamohananda
VIVEKA CHUDAMANI
(Il gran gioiello della discriminazione)
(versetti 59-77)
Traduzione a cura di Amanzio Borio
59. "Lo studio delle Scritture non serve a nulla fin quando la Verità superiore non è conosciuta, ed è altrettanto inutile quando la Verità più elevata è già stata conosciuta."
60. "Una moltitudine di parole è come una densa foresta che spinge il mentale a vagabondare qua e là. Ecco perché colui che conosce la Verità dovrebbe lottare duramente per sperimentare Brahman."
Essere spirituali significa essere semplici. Quello che è importante è la semplicità spirituale. Un mentale pieno di ogni sorta di idee indigeste e sconnesse è un grande ostacolo per progredire. La conoscenza libresca e quella ottenuta attraverso altre fonti devono essere sistematizzate scientificamente. Le idee raccolte dovrebbero avere un senso per aiutare a vivere. La conoscenza deve portarci ad una migliore comprensione della vita e dei suoi problemi. Così, mettendo in ordine i nostri pensieri e le nostre emozioni, noi dobbiamo essere capaci di dirigerci completamente verso la ricerca del nostro vero essere.
Ecco perché Shankara dice nel versetto sessanta:
"Le Scritture che sono composte di numerose parole sono dense foreste che spingono il mentale a smarrirsi. Dunque, gli uomini saggi dovrebbero cercare seriamente di conoscere la vera natura del Sé".
Perché questo? Ecco un esempio:
61. "Quando un uomo è stato morso dal serpente dell'ignoranza, può essere guarito solo attraverso la realizzazione di Brahman. Di che utilità sono i Veda o le altre Scritture, i sortilegi o i rimedi dello stesso genere?"
62. "Una malattia non si cura pronunciando la parola <<medicina>>. Bisogna prendere la medicina. La liberazione non viene dicendo semplicemente la parola << Brahman >>. Brahman deve essere realmente sperimentato.”
63. "Finché non permettiate a questo universo apparente di sparire dalla vostra coscienza - finché non abbiate sperimentato Brahman - come potrete trovare la liberazione semplicemente ripetendo la parola << Brahman >>? Il risultato sarebbe solo un rumore."
64. "A meno che un uomo non abbia distrutto i suoi nemici e preso possesso dello splendore e della ricchezza del regno, non può diventarne re semplicemente affermando <<Io sono il re>>."
65. "Un tesoro nascosto sotto terra non affiora mormorando semplicemente <<Vieni fuori>>. Voi dovete conoscere prima di tutto il posto esatto, poi scavare, togliere le pietre e la terra che lo ricoprono, e solamente dopo aver fatto questo, sarà vostro. Allo stesso modo, la pura verità dell' Atman , che è coperto dall'illusione ( Maya ) e dagli effetti di Maya - può essere raggiunta solo dalla meditazione, dalla contemplazione e dalle altre discipline spirituali che può prescrivervi un conoscitore di Brahman - ma mai attraverso argomenti sottili."
66. “ Perciò il saggio deve utilizzare personalmente tutti i suoi poteri per essere liberato dalla schiavitù del mondo, proprio come personalmente assumerebbe le medicine contro una malattia fisica.”
Il ricercatore non è soddisfatto con il solo senso comune dell'essere psicofisico. Egli ha il vivo desiderio di conoscere il senso più profondo di questa Realtà d'intelligenza assoluta.
Il maestro risponde alle domande del suo discepolo, domande come che cos'è la Realtà, che cos'è la schiavitù, quale è la sua origine e come liberarsene, che cos'è il non-Atman . Queste domande si presentano ad ogni spirito pensante. Un istruttore qualificato possiede sempre una metodologia speciale per insegnare. Egli ispira all'aspirante le domande da porre.
67. “ La domanda che hai posto è eccellente. Essa è in relazione con gli insegnamenti delle Scritture. Il suo senso è profondamente nascosto, come in un aforisma. Essa dovrebbe essere posta da tutti quelli che cercano la liberazione.”
68. “Ascolta attentamente, o discepolo saggio, che cosa ti dirò. Se tu lo sai comprendere, sarai certamente liberato dai legami di questo mondo!”
69. “Di tutti i passi che portano alla liberazione, il primo è di essere completamente distaccati da tutto ciò che non è eterno. Poi viene la pratica della calma dello spirito, del controllo di sé e della longanimità. Infine, viene l'abbandono di tutte le azioni che sono fatte per desiderio personale o egoistico.”
70. “Successivamente, il discepolo deve comprendere la verità dell'Atman, riflettere e meditare su quella, costantemente, senza interruzione, per molto tempo. Così, il saggio raggiunge lo stato più elevato, quello in cui la coscienza del soggetto e dell'oggetto non esiste più e dove, sola, dimora la coscienza unitaria infinita. Egli conosce allora la felicità del Nirvana pur vivendo ancora sulla terra.”
71. “Ora il maestro comincia a spiegare la discriminazione tra il Sé e il non-sé. Bisogna ascoltarlo con attenzione e poi realizzarne la verità nella propria anima.”
72 . "Ciò che i saggi chiamano il corpo grossolano è composto di sette sostanze: il midollo, le ossa, il grasso, la carne, il sangue, la pelle e l'epidermide. Esso è formato da gambe, cosce, petto, braccia, piedi, schiena, testa ed altre parti. Ed è considerato come la radice di questa illusione che sono l' <<io>> ed il <<mio>>."
L'uomo reale non è il corpo. Egli non è il mentale. Egli è l 'Atman . Se in questo mondo qualcuno è dotato di una intelligenza luminosa, di un certo charme fisico, di una forza muscolare, di un eroismo brillante, di una ricchezza invidiabile e di una discendenza felice, tutto questo sicuramente viene dall' Atman .
73 . "Questo corpo, che è considerato come la sede dell'illusione dell'<<io>> e del <<mio>>, è descritto dai saggi come il corpo grossolano. L'etere, l'aria, il fuoco, l'acqua e la terra sono gli elementi sottili che lo costituiscono."
A causa dell'influenza dell'ignoranza, l'uomo si identifica con il suo organismo psicofisico. Tutto ciò che è estraneo all' Atman , come il corpo ed il mentale, e tutti gli attaccamenti che l'uomo sviluppa sono causati dall'ignoranza. Perduto in questa trappola dell'attrazione e della repulsione, l'uomo dimentica la sua vera natura. Il Maestro fa sentire qui all'aspirante il bisogno di riscoprire la sua vera natura.
74. "Combinati tra loro, i cinque elementi formano il corpo grossolano. E le loro essenze sottili formano gli oggetti dei sensi - come per esempio l'udito - che portano alla felicità dello sperimentatore, l'anima individuale."
Ciascuno dei cinque elementi, cioè l'etere, l'aria, il fuoco, l'acqua e la terra è diviso in due metà uguali. Cosa che dà dieci parti provenienti dai cinque elementi. Queste dieci parti sono divise in due gruppi. Il primo gruppo è composto dalla metà dei cinque elementi, dunque di cinque parti. Ciascuna di queste parti è suddivisa in quattro. Il secondo gruppo è composto dalla restante metà, anche qui cinque parti, che ricevono ciascuna un quarto da ognuna dei cinque componenti del primo gruppo. Un grande professore del Vedanta nota che, essendo l'etere onnipervasivo, senza di lui nulla può esistere, e che essendo la forza - simbolizzata dall'aria - la radice del movimento, nulla può esistere senza di lei. Ecco perché l'etere, l'aria, il fuoco, l'acqua la terra sono dei modi di espressione. Per esempio, il suono, che è a livello potenziale nell'etere, si manifesta al momento della composizione degli elementi. Così l'udito, il tatto, la vista, il gusto e l'olfatto, queste cinque essenze degli elementi, sono quello che noi sperimentiamo. Essi esistono per essere sperimentati dall'individuo.
75. "Questi esseri, che sono nell'illusione, che sono attaccati agli oggetti che essi sperimentano attraverso il legame potente del desiderio, così difficile da spezzare, restano assoggettati alla nascita ed alla morte. Essi vanno e vengono da questo mondo trascinati da loro karma, è una legge inevitabile."
La concezione dell'uomo come essere psicofisico è fondata sui sensi.
Noi accettiamo il mondo dei sensi come un vero tipo di realtà. Il risultato è che la nostra natura interiore diventa dipendente dalla vita dei sensi. La scienza, la filosofia, le arti e l'etica si sottomettono ad interessi materiali. I desideri dei sensi sono insaziabili. Con il predominio degli aspetti sensuali della vita, la bramosia prende possesso del mentale dell'uomo. Essa provoca l'egoismo, la radice di tutti i mali. È così che l'uomo si abbassa.
76. Shankara dice nel versetto settantasei: "Il daino, l'elefante, la falena, il pesce e l'ape, ciascuno di essi muore vittima del fascino di uno solo dei suoi sensi. Quale può essere la sorte che attende l'uomo, che è sotto il fascino dei suoi cinque sensi?"
Adesso vi racconto una storia.
Uno stagno, in una foresta, era pieno di piante di loto, di cui molte fiorite. Delle api ronzavano attorno ai fiori. Un grosso calabrone nero ( bhramara ) era talmente occupato a godere del nettare che perse ogni nozione del tempo. Il sole tramontò e venne l'oscurità. I petali dei fiori di loto cominciarono a chiudersi. Il calabrone, intossicato dal nettare, non era cosciente di ciò che stava accadendo. Quando si riebbe, si rese conto che era rinchiuso nel fiore. Allora pensò: <<la notte passerà in fretta, verrà la rugiada del mattino, il sole si leverà e questo magnifico fiore si aprirà di nuovo. Allora potrò uscire>>. Ma, ahimè, proprio in quel momento un elefante che era venuto a bere allo stagno strappò il loto e mangiò il fiore che conteneva il calabrone.
È così che sovente passa la vita, assorbita nella ricerca del piacere. Quando le difficoltà arrivano noi sogniamo un avvenire migliore per poi vedere le nostre speranze svanite.
La nostra vita è piena di desideri. Noi possiamo cercare di fare dei piani, di lottare, di competere, di abbandonarci a esperienze, a tentativi, alla speranza e al sogno, alla preghiera e al culto per realizzarli, ma la maggior parte non potranno essere soddisfatti. Molto sovente le nostre aspettative saranno deluse e la realizzazione del nostro desiderio ci scivolerà tra le dita. Perché è così?
Prima di tutto, perché questa domanda nasce di rado nella nostra mente. Noi soffriamo senza chiederci perché. Noi falliamo in numerose imprese e cerchiamo raramente di conoscere la causa di questi insuccessi. Noi commettiamo errori e raramente ci fermiamo per riflettere sulla ragione di questi. Interrogarsi è una forma di risveglio. La coscienza può cambiare ed elevarsi se viene posta la giusta domanda. Socrate ha aperto una nuova epoca con la sua domanda: "Che cosa è la virtù?" I saggi delle Upanishad hanno aperto una nuova era ponendo le domande: "Che cosa è l'anima?" e "Che cosa è l'infinito?"
Nella nostra vita è essenziale porci continuamente le domande fondamentali. Non basta essere aperti ai problemi della vita eterna. La vita eterna significa la realizzazione della verità, l'immortalità.
In che modo questo può risolvere i problemi della vita? Ogni esistenza, ogni fenomeno, ogni essere è regolato dalla Verità, ovvero Dio. E' la legge universale fondamentale. Tutti i nostri problemi derivano dall'apertura inadeguata del nostro essere alla Realtà.
Qual'è il significato pratico di questa Realtà?
a) La Realtà comprende tutto. Tutte le leggi dell'universo che sono state scoperte fino ad oggi, e tutte quelle che lo saranno in futuro sono semplicemente espressioni della legge fondamentale della Realtà. Non c'è nulla fuori della Realtà.
b) La Realtà, o Verità appare come il microcosmo (l'individuo) e come il macrocosmo (l'universale). Essa consiste di cinque livelli di essere: la materia, la vita, la coscienza, la percezione di sé, la felicità. L'individuo, per uno sviluppo globale ed integrale, deve essere aperto al livello corrispondente della Realtà Cosmica.
c) La Realtà non è solamente la conoscenza, essa è anche il potere. Chiunque si apre a lei, ottiene un potere che apre le stanze dei propri centri psichici, potere che dipende dall' intensità della propria concentrazione, della preghiera e della meditazione.
Nel suo celebre libro Il potere della concentrazione , Vincent Peale dice: "Le persone falliscono nella vita non per una mancanza di capacità, ma per una mancanza di sincerità. E senza sincerità non possono sperare di riuscire."
È quello che voleva dire Sri Ramakrishna quando affermava: "Ciascuno di noi viene al mondo con un certo potenziale spirituale, e se questo potenziale non è realizzato nella sua più grande dimensione avremo vissuto invano."
Dunque, quali sforzi dobbiamo privilegiare?
1) Quelli che si fondano sulla sincerità e la giusta azione.
2) La conoscenza acquisita dev'essere utilizzata per vivere una vita giusta. Se la metà delle sofferenze è causata dall'ignoranza, l'altra metà lo è dall'inazione. La conoscenza e l'azione vanno di pari passo. La conoscenza ottenuta dalle Scritture e dalle istruzioni del Maestro dev'essere messa in pratica nella vita presente. La meditazione non è un piacevole sogno, essa richiede una pratica intensiva ed una lotta costante.
3) L'anima che aspira veramente a Dio non deve preoccuparsi di quale tipo di yoga dovrà seguire, Bhakti , Jnana o un altro. Essa si sforzerà soltanto, con molta intensità, di avere un contatto diretto, vero, con Dio.
4) Sri Ramakrishna vuole che noi andiamo verso Dio. Plotino, il padre del misticismo cristiano va anche lui in questa direzione e dice: "Lo slancio del solitario verso l'Unico, verso la dimora del Beneamato che ci attende, ecco, questo sia lo scopo della nostra vita!
77. "Gli oggetti sperimentati dai sensi sono più temibili, nei loro effetti dannosi, del veleno del cobra. Il veleno uccide solo quando è assorbito nel corpo, ma questi oggetti ci distruggono semplicemente quando noi posiamo su di essi i nostri occhi."
La Bhagavad Gita ci dice: "I sensi sono pericolosi, essi soggiogano il mentale."
E Shankara commenta questo versetto così: "Essi agitano il mentale... e dopo averlo agitato lo assoggettano completamente."
I versetti 62 e 63, nel secondo capitolo della Gita, chiariscono ulteriormente questo: "Quando l'uomo pensa a degli oggetti, l' attaccamento per essi aumenta. Da questo attaccamento viene il desiderio. Dal desiderio viene la collera (cioè, la collera nasce quando desiderio non è soddisfatto, per una ragione o per l'altra). Dalla collera nasce l'illusione (cioè, l' illusione dovuta all'incapacità di discriminare). Dall'illusione, viene la perdita della memoria. Dalla perdita della memoria viene la perdita della coscienza. E l'uomo è perduto."
L'uomo è un uomo nella misura in cui è capace di distinguere tra il bene ed il male.