Nel
corso di tutta la vita cerchiamo di ottenere molte
cose. Ma ahimè, non tutto e non sempre va come
desideriamo. Così, si crea una specie di ironia della
sorte tra quanto è desiderato e quanto è ottenuto. E tuttavia c’è un significato creativo in quanto ci accade. Attraverso le prove e
gli errori, le esperienze e i fallimenti, le disillusioni e le lezioni, siamo
guidati a desiderare quello stato supremo in non c’è spazio per l’ironia della
sorte. E’ lo stato più elevato che si possa ottenere
nel corso della vita.
L’amore del divino non può mai dare dispiacere a quelli che
l’ottengono. Narada, il grande maestro della Bhakti dice: “La bhakti è quella cosa attraverso la cui realizzazione si diventa
perfetti, immortali e completamente
soddisfatti”.
“Ma
questo non significa che l’adoratore del Divino raggiungerà una meta e il filosofo e il
lavoratore un’altra. Ciò significa che se una persona cerca la conoscenza di
Brahman, può raggiungere Questo seguendo la via della devozione. Il Divino, che
ama il suo devoto, può dargli la conoscenza di Brahman se egli ( il devoto) lo desidera”.
Con questa visione
retrospettiva possiamo ora focalizzarci sulla via dell’amore divino.
Prima di tutto,
consideriamo alcune trasformazioni tangibili attraverso cui la bhakti benedice le nostre vite.
Queste sono considerate come difficili da raggiungere attraverso altre vie,
diverse dalla bhakti.
Possiamo dire che la bhakti
conferisce al devoto quattro tipi di benedizioni:
1.
la capacità di conquistare se stessi
2.
la capacità di provare gioia o di essere
soddisfatti
3.
la capacità di salvaguardia o di
preservazione
4.
la capacità direttrice e integrante
Vediamo ora di discutere
brevemente come esse agiscono nella vita di ogni
giorno.
1.
La
Bhakti conferisce al devoto la capacità di conquistare se stesso, e
con essa si giunge a padroneggiare i due tipi di ostacoli che tendono a creare
l’asservimento dell’anima.
Il
primo gruppo si compone dei sensi intrinseci all’uomo, non controllati, che lo
perturbano dentro. Il secondo consiste nelle tentazioni del mondo che lo intrappolano dal di fuori. Ogni persona che si sforza seriamente
di raggiungere l’eccellenza spirituale dovrà confrontarsi con i due gruppi di
ostacoli e padroneggiarli. Essi sono i
pericoli più potenti e più costanti sul cammino spirituale. Ma come pervenire al dominio
di questi due gruppi di ostacoli?
Queste assicurazioni non
fanno forse crescere in noi l’entusiasmo?
2. La Bhakti conferisce al devoto la capacità di provare gioia o di essere
soddisfatti. Questo è relativo a tutta l’acquisizione della felicità (o della pienezza) nella vita. Così Narada dice: “Ottenendola,
un uomo non desidera nient’altro; egli non si rallegra di nulla: egli non
agisce per servire il suo interesse personale”.
Si può essere deformi. Si
può essere brutti, ciechi o infermi. Si può soffrire di una malattia
incurabile. Si può non avere il potere della seduzione o un talento
pronunciato, si può essere di una mediocrità indescrivibile. Potete
essere un uomo povero, potete non avere educazione, non avere amici, voi
potete essere vittima dell’ingiustizia sociale o dell’oppressione politica. Se non avete l’amore del divino, una qualunque di queste
situazioni è sufficiente per rendervi miserabili. E abbastanza sovente, nella
nostra vita, ci sarà una combinazione di due o più di questi ostacoli che
trasformano la vita in una costante agonia.
Ma per chi ha nel cuore amore per il divino,
nessuna di queste situazioni può rendere la vita miserabile. Per quello di cui
Dio ci ha privato, Dio stesso ci colma dentro
rivelandosi più vicino a chi gli è devoto.
Se siamo privati dei beni
materiali comuni e di sostegno psicologico, e nello stesso tempo non siamo
confortati da un minimo di amore del divino, la
situazione diventa infatti tragica.
Per quanto provvisti di
bellezza, denaro, istruzione, potere e fama - tutto ciò che la gente apprezza - se non si ha l’amore
del Divino, anche se si possiede l’uno, alcuni o tutti questi doni e valori, è come se si viaggiasse verso la propria rovina sulla linea del TGV.
E’ detto in un proverbio cinese:
“Quando
il divino porta la sventura ad una persona, gli offre una qualche possibilità
di riempirla di gioia perché la disgrazia possa essere ricevuta in maniera
proficua; quando Dio vuole prodigare benedizioni a una
persona, le infligge una piccola disavventura e vede come la persona può trarne
profitto”.
Solo il devoto sincero riceve davvero dalle mani piene di grazia del divino
tali esperienze destinate alla sua evoluzione.
La bhakti, quando continua ad intensificarsi presso il devoto arricchisce spontaneamente la sua natura interiore di
tesori divini come la non-violenza, la verità, l’assenza di collera, il
distacco, la calma, l’assenza di
calunnia, la compassione per gli esseri, l’assenza di cupidigia (di desideri),
la dolcezza, la modestia, la ponderazione, l’intrepidezza, il perdono, il
coraggio, la purezza di cuore, la benevolenza, la modestia, etc.
Così come i fiori di
primavera appaiono in spazi inattesi, così dall’avvento dell’amore del divino,
queste qualità sbocciano nella vita del devoto senza che siano ricercate. Colui la cui comprensione è stata risvegliata sa che nessun tesoro
più ricco può essere trovato in qualunque sorta di soddisfazione: è allora che
il bisogno di compensazione
non comparirà mai più.
3.
La Bhakti conferisce al devoto la capacità di salvaguardia o di preservazione. Le
inquietudini della vita consumano anche la resistenza del mentale. Nella
maggior parte delle società, il crescere delle inquietudini sembra progredire
con l’aumento dell’abbondanza. Più una società è ricca, più le case diventano infelici. Ma per il devoto sincero, è così facile
liberarsi delle sue inquietudini !
Il saggio Narada dice nel suo aforisma sull’Amore Divino: “Il bhakta non ha più motivo di preoccuparsi delle miserie del mondo, perché egli ha
abbandonato il suo sé individuale, il mondo e i Veda al Signore Supremo”.
Se un uomo dice di amare il
Divino e tuttavia si preoccupa di ogni sorta di cose,
egli mente semplicemente a se stesso. Un vero devoto del supremo non ha più inquietudini.
Per di più, la bhakti distrugge le tendenze immorali e dunque preserva il devoto da ogni tipo di
sofferenza che altrimenti avrebbe segnato il suo destino. E ancora, se il
devoto può realmente abbandonare il suo ego e il suo karma al Signore, egli è liberato dagli effetti di
asservimento al karma e delle
interminabili miserie che ne derivano.
Infine, al di là e al di qua di tutte
queste benedizioni, c è la dichiarazione inequivocabile del Supremo: “Arjuna” egli dichiara arditamente “(Stanne certo) Il mio devoto non muore mai”. Interpreteremo
questa dichiarazione che è stata fatta a più riprese attraverso le
incarnazioni, dicendo che qualunque cosa possa accadere al devoto in relazione alle situazioni mondane, il Signore Supremo
veglierà, attraverso tutti i pericoli, sull’evoluzione del devoto e lo guiderà
verso lo scopo ultimo della vita, cioè Dio.
4.
La Bhakti conferisce al devoto la capacità direttrice
e integrante ed eleva un essere umano, originariamente
inerte, al livello di una persona altamente evoluta
attraverso il canale per cui l’amore e la luce del divino possono manifestarsi
anche nelle case degli uomini
La Bhakti può essere definita come un innalzamento alla verticale delle nostre
emozioni attraverso un’armonizzazione di tutte le nostre energie interiori per
la conquista più intima del divino. Una tale verticalizzazione delle energie ci rende simili ad un’unica fiamma che si eleva. In un vero bhakta non c’è nulla che sia dissipato, nulla che sia disperso.
L’integrazione è così spontanea che c’è il minimo di lotta per (il raggiungimento
di) questo stato. Tutto diventa chiaro come una sinfonia
divina in una struttura perfetta dell’armonia ultima della vita.
Swami Vivekananda lo attesta ( lo corrobora): “La Bhakti
non è distruttrice; lei insegna che tutte le nostre facoltà possono
divenire mezzi per raggiungere la liberazione. Noi dobbiamo dirigerle tutte
verso il Divino e offrire a Lui questo amore che
abitualmente è disperso nei fugaci oggetti dei sensi”.