L’origine e il significato dei Mantra
L’ultima Realtà,
Brahaman, era all’inizio. Uno senza secondo. Poi volle moltiplicarsi e si
divise Essa stessa in nomi e forme per Sua volontà, per realizzare il Suo
disegno.” Ecco ciò che dice il
Vedanta. Una forma esiste, ha un impatto sulla nostra coscienza e dà la
felicità. Brahaman si esprime in quanto diritto
d’esistere, di brillare, d’illuminare le nostre intenzioni, di dare gioia, e
questo si chiama “Satchitananda”,
Esistenza, Conoscenza e Felicità Assolute.
Nel processo
d’evoluzione, il nome precede la forma. Non è come se creassimo qualcosa per
darle poi un nome. L’intuizione di ciò che sta per essere creato e prende forma
è già nel cuore del suo creatore sotto un nome come vibrazione o pensiero che
ha scelto la sua espressione futura sotto una forma o un’altra; come potere che
dona vita alla forma e la fa esistere. Non troviamo la stessa cosa nel Vangelo
di san Giovanni? Non è detto: “il Verbo si fa carne;
il Verbo era con Dio; il Verbo era Dio ed era tra noi”? Così si indica bene
qui il potere creativo del Verbo.
Dunque, il potere spirituale della forma è nel nome che,
anche prima della creazione di una forma è sotto la forma sottile di una
vibrazione nello spirito di colui che crea. E il potere spirituale del nome è nel Verbo. Il Verbo è il
suono impercettibile, la vibrazione primordiale, lo stato di Realtà prima della
manifestazione. Questa vibrazione è il Verbo, il Verbo che penetra negli uomini
e negli dei e in tutta la creazione. Quella vibrazione è identificata con la sillaba sacra OM. E OM esisteva
prima di tutte le lingue. È la sorgente di ogni
sapere.
Dopo la teoria vedantica della creazione, il mondo fu creato
a partire dalla vibrazione OM. In sanscrito si chiama anche Vac o Parola. Quando dall’unica e ultima Realtà è nato il desiderio di
manifestarsi, c’è stata la prima vibrazione. A quello stadio la Realtà si
esprime nell’universo sotto la sua forma sottile. Poi la vibrazione prende
forma, diventa un nucleo ed è così che nasce la volontà cosmica che più tardi
si moltiplicherà in miriadi di volontà individuali.
E’ perciò la OM che è la sorgente
del nostro essere e il potere che si trova dietro ogni pensiero ed ogni fatto e
gesto.
Tecniche yogiche spiegano che ci sono quattro tappe ben
definite nella manifestazione del Verbo.
Il primo stadio è conosciuto in quanto Ultimo, o Para. E’ lo stadio in cui il Verbo diviene cosciente di se stesso e
della manifestazione dell’Universo allo stesso tempo. Il secondo stadio è conosciuto con il nome di Pasyanti, o colui che vede.
Questo significa che il verbo si vede nella sua sottigliezza, cioè che il senso concepisce una forma per se stesso. A
questo stadio, il Verbo e la forma sono ancora nella loro forma sottile. E’ lo
stadio che ci interessa particolarmente per
comprendere come è apparso il nome. Ne abbiamo
coscienza, ma invertiamo l’ordine delle cose. Immaginate che ci sia qualcosa
davanti a noi e che vogliamo darle un nome. Contempliamo l’oggetto, lo
interiorizziamo e lo portiamo allo stadio dove il pensiero o la certezza
dell’oggetto e della sua forma sono identiche. A partire dal momento in cui il
pensiero e la forma si sovrappongono appare il nome, perché in quel momento la
nostra mente contemplativa è delle più creative.
Il terzo stadio nella manifestazione dell’OM, o Verbo si
chiama manifestazione media (Mandhyama). E il quarto
stadio è la parola o discorso (Vaikari) che si riferisce ai diversi oggetti del
mondo. Il Verbo che è all’origine della manifestazione
cosmica e il Verbo che è alla sorgente dell’Essere e dell’umanità sono la
stessa cosa. E’ così che il macrocosmo e il microcosmo sono Uno in essenza. E’ il Verbo che crea ad ogni istante,
come una fonte inesauribile di nomi e forme. E’ la stessa vibrazione che crea
il pensiero, la parola e l’azione nell’uomo. La vibrazione non conosce riposo, è un perpetuo dinamismo. Quando ci svegliamo
al mattino, sentiamo che il mondo è nuovo fin dal
nostro risveglio. Possiamo dire che il
verbo ( o Eterno Dinamismo) era rimasto assopito in
noi? -–Si, ha scelto egli stesso la dissoluzione. E’ una specie di riposo spirituale. Quando ci siamo svegliati e siamo attivi, il
mondo non comincia a esistere? Non è il potere
vibratorio della Parola che ci ha condotti all’esistenza? Nel sonno è come se
la Parola fosse assopita; i suoi nomi e le sue forme non fossero accessibili,
ma allo stato di veglia le percepiamo. Tutti e due,
nomi e forme, sono creazione. E quando la creazione ha
delle ripercussioni sulla nostra coscienza, diciamo che il mondo comincia. E’
il Verbo primordiale nell’uomo che riempie il mondo ad ogni istante in quanto fenomeno eterno.
E’ così che la parola nell’uomo crea il mondo dei nomi e
delle forme. L’uomo dà un nome e una forma, perfino a Dio, a Dio che è senza
nome e senza forma. Un mistico sufi dice: “Non Ti ho dato un nome e non Ti ho
chiamato, non Ti ho per tanto tempo tenuto occupato dandoTi un nome? ChiamandoTi Allah, dicevo: io sono là.” La separazione dal cielo e
dalla terra ha fatto nascere le forme. La parola che è alla base dell’essere umano è la sorgente di tutti i nomi e di tutte le forme.
Vivendo in accordo con questa armonia universale,
l’uomo continua a essere immagine di Dio o a assomigliargli.
Invece, l’uomo si aliena e si allontana da quell’armonia
universale in diversi modi. Quando ammiriamo qualcosa,
noi lo diventiamo; cercando di rendere
artificiali le nostre vite, ne distruggiamo il germe e impediamo le possibilità future.
Per creare ,dobbiamo rompere le
strutture antiche che erano state fissate per rispondere ai bisogni del mondo.
Per creare abbiamo bisogno della forza d’unità e servircene in modo originale,
nuovo. La distruzione e la creazione sono gli aspetti essenziali di un processo
creativo. Un saggio creativo ricorre a due piani di coscienza simultaneamente.
Ha un atteggiamento scettico in modo giusto nei confronti di tutti i dogmi e
assiomi esistenti e un’apertura di fronte ad ogni nuova esperienza Da questa
combinazione nasce la capacità fondamentale di ricostruire. Perché
dopotutto dà una nuova forma a qualcosa che già esiste. Agendo così,
distrugge la primitiva ammirazione che era la sua. La
razionalità che spezza in mille pezzi l’intuizione prima e l’intuizione che
ricostruisce, tutte e due sono implicate in ogni creazione: artistica,
scientifica, religiosa. La razionalità e l’intuizione costituiscono la
trama della scienza. Per creare qualcosa di nuovo, ciascuno deve essere
integrato nella sua forma originale, in tutta la sua purezza. Un saggio così
deve avere intuizioni elevate Il mondo è uno specchio che riflette la mente
della Realtà creativa, ad ogni stadio d’evoluzione e d’impulsi creativi, dal
primo movimento come vibrazione fino all’ultimo stadio, quello delle forme
concrete.
L’uomo vuole essere certo che crea dal nuovo e la scienza ne è il risultato. Ed è questa
certezza che dà all’uomo la novità. L’uomo vuole anche mantenere la sua
attitudine di pura ammirazione verso le cose e la loro essenza più profonda. La
religione risponde a questo bisogno. Ma perseguendo
queste attitudini non facciamo troppo? La nostra ricerca si orienta sempre verso l’aspetto dell’essere? O abbiamo perduto il contatto con la nostra realtà più profonda, col nostro essere
essenziale. Ciò che risveglia quel contatto con la nostra interiorità, che dà
prima piacere e poi ci avvicina al nostro essere è l’Arte con la sua bellezza.
Il mondo sembra già stanco di religione; forse si stancherà presto della
scienza? Allora è probabile che si rivolgerà all’arte che provoca un
rivolgimento della nostra visione, dall'esterno all'interno, in presa diretta
con la bellezza.
Lo sapete bene, viviamo in un mondo
di forme, belle o brutte. Quello che è bello per me può non esserlo per un altro.
La bellezza è la gioia di spezzare tutte le regole. Come un mago che fa uscire
dal suo cappello migliaia di cose, l’uomo estrae dalla perfezione che è nel suo
cuore migliaia di forme di bellezza e quelle forme risvegliano di nuovo
l’intuizione e così di seguito… Forme musicali, forme
di pensiero, forme artistiche, ecc. sono in perpetuo movimento rinnovate senza
posa. Nessun artista è soddisfatto di ciò che ha creato . Ogni artista ha strappato le sue prime opere prima di arrivare alla forma
finale con cui percepisce il mondo. Non è mai una forma fissa, ma in continuo
divenire, una specie di nostalgia. Le forme sono vive, perché rispondono a un bisogno e si rinnovano indefinitamente. E’ ciò che chiamiamo la Bellezza, che è un sentire, un allargarsi verso
limiti scoperti di nuovo. E’ un eterno divenire, un flusso di forme verso un
ideale sempre in cambiamento: il Senza Forma. Si passa dalla
forma all’intuizione, poi si ritorna alla forma. La forma è un
intervallo tra l’intelligenza comune e un’intuizione più elevata.
Il mio Amato è come una montagna,
Come la valle solitaria ricca di foglie,
Come le isole meditative,
Come i torrenti nella loro corsa tumultuosa,
Come il mormorio della brezza del sud
Che parla d’amore.
Questi versi sono di Giovanni della Croce. E’ chiaro che i
mistici hanno la certezza di Dio come esistenza, conoscenza e felicità. Sono i
tre aspetti dell’Essere del Signore. Siccome i mistici
sono ben fermi nella certezza del Signore, è facile per loro entrare in
contatto con l’essere delle forme esteriori.
Sarà ora più facile comprendere la verità vedantica secondo
la quale tutte le forme hanno un essere (Sat). Esistere è essere l’esistenza.
Una forma esiste, ha un impatto sulla nostra mente, dà la gioia. L’Esistenza,
la Conoscenza e la Felicità sono i tre aspetti dell’Infinito. (Brahman).
è nel cuore delle forme; e così le forme esistono, e la
felicità irradia. I tre aspetti non sono separati, coesistono nell’Uno. Si rivelano secondo il nostro modo d’integrazione. Sia della felicità
con l’esistenza quando qualcosa ci piace, nell’ambito dell’arte, per esempio,
sia dell’esistenza con la felicità.
Una forma ha della profondità E’ ciò che bisogna comprendere
attraverso esistenza, luce e felicità. Al contatto con una forma, abbiamo
globalmente un’impressione. E, finchè ne approfondiamo
la comprensione, ci si rivelano nuovi aspetti. Può accadere che stabiliamo una
relazione emozionale con una forma, talvolta perfino una devozione religiosa o
un amore assoluto. Quell’approfondimento della comprensione della forma non è legato a un approfondimento della nostra natura
interiore? Più andiamo in profondità in una forma, più vediamo una volontà nel suo seno. Diventiamo uniti alla forma e in quella identità la nostra volontà si scopre e si rafforza.
Sappiamo che quando siamo sul piano dell’intuizione
spirituale, abbiamo, di una situazione o di una forma, la conoscenza
istantanea. Si dice spesso: “ per me, la prima impressione è quella buona” e
questo dimostra che è possibile percepire una forma sotto
tutti i suoi aspetto, in un solo sguardo. Questo è
ancora più vero per una persona spiritualmente avanzata, per un artista
creativo, per un poeta, ecc. La loro intuizione non procede per tappe
successive, ma come in un flash. Il poeta che vede un uccello
in una nube che passa non costruisce l’uccello poco a poco, ma in un lampo.
Deve dimenticare ciò che lo circonda e costruire l’uccello in un istante.
Distruzione e creazione d’un tratto accadono prima
nella mente dell’artista e nessuna creazione può avvenire senza distruzione,
senza morte. L’artista o l’uomo ordinario, poco importa, crea tre strati di coscienza – esistenza, conoscenza, felicità – grazie alle quali
vede in tutte le forme i tre strati.
Nella meditazione profonda, tocchiamo lo strato più profondo
del nostro essere e risvegliamo la felicità fino a inglobare gli altri strati. Nella meditazione profonda ogni linguaggio e ogni
pensiero sono ridotti allo stato di semenza. E’ vero che le formule sacre, i
simboli e le forme sono utilizzate all’inizio nella
meditazione, ma non servono che a creare un centro o presenza che si
cristallizza come certezza spirituale dove non c’è posto che per la felicità,
dove non esiste più nessuna forma. Più la meditazione va in profondità, il
simbolo divino, per esempio Cristo o Budda, nome e forma diventano uno e come
uno passano nel subconscio. Là resta allo stato di
semenza. A questo punto sentiamo la gioia della meditazione toccare la forma
sottile. Anche quel supporto scompare quando il centro
meditativo passa dal subconscio alla coscienza pura. Nella pura coscienza il
mondo della manifestazione è in una forma senza semenza. E quello sfocia in un sentimento di felicità che viene da ogni parte.
Così, nel subconscio, gli oggetti e le forme restano senza
semenza. Gli oggetti e il loro nome ( o percezione degli oggetti) restano uniti
al subconscio. E’ così nel bimbo piccolo che non parla o almeno che non si
esprime a parole. Per il bambino il mondo delle forme
non è stato ancora creato, lui non fa differenza tra una matita e un pezzo di
cioccolata; li mette in bocca e li mordicchia. Diciamo che non può distinguere
le forme, che significa che in lui non è ancora sviluppata l’intuizione. Per
lui il mondo degli oggetti è ancora allo stato latente. E’ in questo periodo
che si possono dare al bambino valori veri e nuovi che l’aiuteranno
a costruirsi. Ecco perché nella tradizione indiana
l’educazione del bambino comincia nel seno della madre. Quando il
bambino è ben strutturato, una qualunque educazione formale non toccherà in lui
che la superficie e non toccherà le basi della educazione
ricevuta prima. Sri Chakra è l’esempio perfetto dell’intuizione spirituale:
rappresentazione della Realtà nei suoi aspetti statici e dinamici. E’ un
simbolo dell’Universo, a volte microcosmo a volte macrocosmo e della sue origine divina. Ci sono due specie di triangolo:
il triangolo “ regolare” e il triangolo capovolto. Il triangolo capovolto
rappresenta il processo di differenziazione e di diversificazione. Simbolizza
l’aspetto dinamico, la Sakti. Il triangolo con la punta verso l’alto
rappresenta l’assimilazione, l’integrazione e l’identificazione, l’aspetto
statico o dell’Assoluto. Nel primo triangolo, tutto è rifiutato per
manifestarsi sotto forma di separazione, polarità e anche opposizione, nel
secondo, tutto è ricondotto all’armonia,
alla pace, all’unità. E’ al centro che bisogna cercare la chiave di quel
processo di armonizzazione. Al Centro si trova un
punto dove i due aspetti, Sakti e assoluto si riuniscono nell'indifferenziato.
Quel punto è incluso in un triangolo capovolto che rappresenta la volontà,
l'azione e il sapere ( Sakti), i tre guna e le tre divinità che li presiedono.
I nove altri triangoli sono dei chakra o centri. Questi centri sono governati
dalle divinità che presiedono l’attività del mentale, dei sensi e della
materia. Si onorano queste divinità per potersi stabilire nella pura coscienza.
Ci sono tecniche di meditazione per realizzare questa Realtà Assoluta.