< Swami Veetamohananda
                                         
Swami Veetamohananda

L’origine e il significato dei Mantra

Traduzione a cura di Maria Teresa Fogliatti [n.03]

 

L’ultima Realtà, Brahaman, era all’inizio. Uno senza secondo. Poi volle moltiplicarsi e si divise Essa stessa in nomi e forme per Sua volontà, per realizzare il Suo disegno. Ecco ciò che dice il Vedanta. Una forma esiste, ha un impatto sulla nostra coscienza e dà la felicità. Brahaman si esprime in quanto diritto d’esistere, di brillare, d’illuminare le nostre intenzioni, di dare gioia, e questo si chiama  “Satchitananda”, Esistenza, Conoscenza e Felicità Assolute.

Nel processo d’evoluzione, il nome precede la forma. Non è come se creassimo qualcosa per darle poi un nome. L’intuizione di ciò che sta per essere creato e prende forma è già nel cuore del suo creatore sotto un nome come vibrazione o pensiero che ha scelto la sua espressione futura sotto una forma o un’altra; come potere che dona vita alla forma e la fa esistere. Non troviamo la stessa cosa nel Vangelo di san Giovanni? Non è detto: “il Verbo si fa carne; il Verbo era con Dio; il Verbo era Dio ed era tra noi”?  Così si indica bene qui il potere creativo del Verbo.

Dunque, il potere spirituale della forma è nel nome che, anche prima della creazione di una forma è sotto la forma sottile di una vibrazione nello spirito di colui che crea. E il potere spirituale del nome è nel Verbo. Il Verbo è il suono impercettibile, la vibrazione primordiale, lo stato di Realtà prima della manifestazione. Questa vibrazione è il Verbo, il Verbo che penetra negli uomini e negli dei e in tutta la creazione. Quella vibrazione è identificata con la sillaba sacra OM. E OM esisteva prima di tutte le lingue. È la sorgente di ogni sapere.

Dopo la teoria vedantica della creazione, il mondo fu creato a partire dalla vibrazione OM. In sanscrito si chiama anche Vac o Parola. Quando dall’unica e ultima Realtà è nato il desiderio di manifestarsi, c’è stata la prima vibrazione. A quello stadio la Realtà si esprime nell’universo sotto la sua forma sottile. Poi la vibrazione prende forma, diventa un nucleo ed è così che nasce la volontà cosmica che più tardi si moltiplicherà in miriadi di volontà individuali.

E’ perciò la OM che è la sorgente del nostro essere e il potere che si trova dietro ogni pensiero ed ogni fatto e gesto.

Tecniche yogiche spiegano che ci sono quattro tappe ben definite nella manifestazione del Verbo.

Il primo stadio è conosciuto in quanto Ultimo, o Para. E’ lo stadio in cui il Verbo diviene cosciente di se stesso e della manifestazione dell’Universo allo stesso tempo. Il secondo stadio è conosciuto con il nome di Pasyanti, o colui che vede. Questo significa che il verbo si vede nella sua sottigliezza, cioè che il senso concepisce una forma per se stesso. A questo stadio, il Verbo e la forma sono ancora nella loro forma sottile. E’ lo stadio che ci interessa particolarmente per comprendere come è apparso il nome. Ne abbiamo coscienza, ma invertiamo l’ordine delle cose. Immaginate che ci sia qualcosa davanti a noi e che vogliamo darle un nome. Contempliamo l’oggetto, lo interiorizziamo e lo portiamo allo stadio dove il pensiero o la certezza dell’oggetto e della sua forma sono identiche. A partire dal momento in cui il pensiero e la forma si sovrappongono appare il nome, perché in quel momento la nostra mente contemplativa è delle più creative.

Il terzo stadio nella manifestazione dell’OM, o Verbo si chiama manifestazione media (Mandhyama). E il quarto stadio è la parola o discorso (Vaikari) che si riferisce ai diversi oggetti del mondo. Il Verbo che è all’origine della manifestazione cosmica e il Verbo che è alla sorgente dell’Essere e dell’umanità sono la stessa cosa. E’ così che il macrocosmo e il microcosmo sono Uno in essenza. E’ il Verbo che crea ad ogni istante, come una fonte inesauribile di nomi e forme. E’ la stessa vibrazione che crea il pensiero, la parola e l’azione nell’uomo. La vibrazione non conosce riposo, è un perpetuo dinamismo. Quando ci svegliamo al mattino, sentiamo che il mondo è nuovo fin dal nostro risveglio. Possiamo dire  che il verbo ( o Eterno Dinamismo) era rimasto assopito in noi? -–Si, ha scelto egli stesso la dissoluzione. E’ una specie di riposo spirituale. Quando ci siamo svegliati e siamo attivi, il mondo non comincia a esistere? Non è il potere vibratorio della Parola che ci ha condotti all’esistenza? Nel sonno è come se la Parola fosse assopita; i suoi nomi e le sue forme non fossero accessibili, ma allo stato di veglia le percepiamo. Tutti e due, nomi e forme, sono creazione. E quando la creazione ha delle ripercussioni sulla nostra coscienza, diciamo che il mondo comincia. E’ il Verbo primordiale nell’uomo che riempie il mondo ad ogni istante in quanto fenomeno eterno.

E’ così che la parola nell’uomo crea il mondo dei nomi e delle forme. L’uomo dà un nome e una forma, perfino a Dio, a Dio che è senza nome e senza forma. Un mistico sufi dice: “Non Ti ho dato un nome e non Ti ho chiamato, non Ti ho per tanto tempo tenuto occupato dandoTi un nome? ChiamandoTi Allah, dicevo: io sono là.” La separazione dal cielo e dalla terra ha fatto nascere le forme. La parola che è alla base dell’essere umano è la sorgente di tutti i nomi e di tutte le forme. Vivendo in accordo con questa armonia universale, l’uomo continua a essere immagine di Dio o a assomigliargli.

Invece, l’uomo si aliena e si allontana da quell’armonia universale in diversi modi. Quando ammiriamo qualcosa, noi lo diventiamo;  cercando di rendere artificiali le nostre vite, ne distruggiamo il germe e impediamo le possibilità future.

Per creare ,dobbiamo rompere le strutture antiche che erano state fissate per rispondere ai bisogni del mondo. Per creare abbiamo bisogno della forza d’unità e servircene in modo originale, nuovo. La distruzione e la creazione sono gli aspetti essenziali di un processo creativo. Un saggio creativo ricorre a due piani di coscienza simultaneamente. Ha un atteggiamento scettico in modo giusto nei confronti di tutti i dogmi e assiomi esistenti e un’apertura di fronte ad ogni nuova esperienza Da questa combinazione nasce la capacità fondamentale di ricostruire. Perché dopotutto dà una nuova forma a qualcosa che già esiste. Agendo così, distrugge la primitiva ammirazione che era la sua. La razionalità che spezza in mille pezzi l’intuizione prima e l’intuizione che ricostruisce, tutte e due sono implicate in ogni creazione: artistica, scientifica, religiosa. La razionalità e l’intuizione costituiscono la trama della scienza. Per creare qualcosa di nuovo, ciascuno deve essere integrato nella sua forma originale, in tutta la sua purezza. Un saggio così deve avere intuizioni elevate Il mondo è uno specchio che riflette la mente della Realtà creativa, ad ogni stadio d’evoluzione e d’impulsi creativi, dal primo movimento come vibrazione fino all’ultimo stadio, quello delle forme concrete.

L’uomo vuole essere certo che crea dal nuovo e la scienza ne è il risultato. Ed è questa certezza che dà all’uomo la novità. L’uomo vuole anche mantenere la sua attitudine di pura ammirazione verso le cose e la loro essenza più profonda. La religione risponde a questo bisogno. Ma perseguendo queste attitudini non facciamo troppo? La nostra ricerca si orienta sempre verso l’aspetto dell’essere? O abbiamo perduto il contatto con la nostra realtà più profonda, col nostro essere essenziale. Ciò che risveglia quel contatto con la nostra interiorità, che dà prima piacere e poi ci avvicina al nostro essere è l’Arte con la sua bellezza. Il mondo sembra già stanco di religione; forse si stancherà presto della scienza? Allora è probabile che si rivolgerà all’arte che provoca un rivolgimento della nostra visione, dall'esterno all'interno, in presa diretta con la bellezza.

Lo sapete bene, viviamo in un mondo di forme, belle o brutte. Quello che è bello per me può non esserlo per un altro. La bellezza è la gioia di spezzare tutte le regole. Come un mago che fa uscire dal suo cappello migliaia di cose, l’uomo estrae dalla perfezione che è nel suo cuore migliaia di forme di bellezza e quelle forme risvegliano di nuovo l’intuizione e così di seguito… Forme musicali, forme di pensiero, forme artistiche, ecc. sono in perpetuo movimento rinnovate senza posa. Nessun artista è soddisfatto di ciò che ha creato . Ogni artista ha strappato le sue prime opere prima di arrivare alla forma finale con cui percepisce il mondo. Non è mai una forma fissa, ma in continuo divenire, una specie di nostalgia. Le forme sono vive, perché rispondono a un bisogno e si rinnovano indefinitamente. E’ ciò che chiamiamo la Bellezza, che è un sentire, un allargarsi verso limiti scoperti di nuovo. E’ un eterno divenire, un flusso di forme verso un ideale sempre in cambiamento: il Senza Forma. Si passa dalla forma all’intuizione, poi si ritorna alla forma. La forma è un intervallo tra l’intelligenza comune e un’intuizione più elevata. Forse porrete la domanda: “La forma deve essere perfetta per risvegliare l’intuizione più elevata?” Niente affatto. Una forma è imperfetta o brutta quando non ci sentiamo uniti con lei, quando la rifiutiamo mentalmente, quando non le siamo appropriati, cioè quando non la amiamo. L’atto di percezione più banale presuppone l’instaurarsi di un'identità perduta tra colui che percepisce e ciò che è percepito. Chi percepisce trasferisce il suo essere a ciò che è percepito e la dualità tra il soggetto e l’oggetto svanisce totalmente. Ogni percezione è una porta aperta a quella identità. Ma non resistiamo a quella identità a causa delle nozioni preconcette delle cose? Non è a causa di quello  che vediamo negli oggetti e negli esseri umani bruttezza e imperfezione? C’è una volontà e un’intelligenza nel cuore di ogni forma, così come c’è della bellezza nel cuore di ogni oggetto. C’è un essere nel cuore di ogni forma. Per entrare in contatto con l’essere situato nel cuore delle forme, dobbiamo prima risvegliarci al nostro essere. E non ci sono due esseri, ma un essere. Di solito le vallate e i fiumi non ci impressionano molto. Per noi sono cose senza forma e senza anima. Ma per i poeti e i mistici, hanno non solo un’anima e una forma perfetta, ma anche una personalità e un essere.

Il mio Amato è come una montagna,

Come la valle solitaria ricca di foglie,

Come le isole meditative,

Come i torrenti nella loro corsa tumultuosa,

Come il mormorio della brezza del sud

Che parla d’amore.

 

Questi versi sono di Giovanni della Croce. E’ chiaro che i mistici hanno la certezza di Dio come esistenza, conoscenza e felicità. Sono i tre aspetti dell’Essere del Signore. Siccome i mistici sono ben fermi nella certezza del Signore, è facile per loro entrare in contatto con l’essere delle forme esteriori.

Sarà ora più facile comprendere la verità vedantica secondo la quale tutte le forme hanno un essere (Sat). Esistere è essere l’esistenza. Una forma esiste, ha un impatto sulla nostra mente, dà la gioia. L’Esistenza, la Conoscenza e la Felicità sono i tre aspetti dell’Infinito. (Brahman).

è nel cuore delle forme; e così le forme esistono, e la felicità irradia. I tre aspetti non sono separati, coesistono nell’Uno. Si rivelano secondo il nostro modo d’integrazione. Sia della felicità con l’esistenza quando qualcosa ci piace, nell’ambito dell’arte, per esempio, sia dell’esistenza con la felicità.

Una forma ha della profondità E’ ciò che bisogna comprendere attraverso esistenza, luce e felicità. Al contatto con una forma, abbiamo globalmente un’impressione. E, finchè ne approfondiamo la comprensione, ci si rivelano nuovi aspetti. Può accadere che stabiliamo una relazione emozionale con una forma, talvolta perfino una devozione religiosa o un amore assoluto. Quell’approfondimento della comprensione della forma non è legato a un approfondimento della nostra natura interiore? Più andiamo in profondità in una forma, più vediamo una volontà nel suo seno. Diventiamo uniti alla forma e in quella identità la nostra volontà si scopre e si rafforza.

Sappiamo che quando siamo sul piano dell’intuizione spirituale, abbiamo, di una situazione o di una forma, la conoscenza istantanea. Si dice spesso: “ per me, la prima impressione è quella buona” e questo dimostra che è possibile percepire una forma sotto tutti i suoi aspetto, in un solo sguardo. Questo è ancora più vero per una persona spiritualmente avanzata, per un artista creativo, per un poeta, ecc. La loro intuizione non procede per tappe successive, ma come in un flash. Il poeta che vede un uccello in una nube che passa non costruisce l’uccello poco a poco, ma in un lampo. Deve dimenticare ciò che lo circonda e costruire l’uccello in un istante. Distruzione e creazione d’un tratto accadono prima nella mente dell’artista e nessuna creazione può avvenire senza distruzione, senza morte. L’artista o l’uomo ordinario, poco importa, crea tre strati di coscienza – esistenza, conoscenza, felicità – grazie alle quali vede in tutte le forme i tre strati.

Nella meditazione profonda, tocchiamo lo strato più profondo del nostro essere e risvegliamo la felicità fino a inglobare gli altri strati. Nella meditazione profonda ogni linguaggio e ogni pensiero sono ridotti allo stato di semenza. E’ vero che le formule sacre, i simboli e le forme sono utilizzate all’inizio nella meditazione, ma non servono che a creare un centro o presenza che si cristallizza come certezza spirituale dove non c’è posto che per la felicità, dove non esiste più nessuna forma. Più la meditazione va in profondità, il simbolo divino, per esempio Cristo o Budda, nome e forma diventano uno e come uno passano nel subconscio. Là resta allo stato di semenza. A questo punto sentiamo la gioia della meditazione toccare la forma sottile. Anche quel supporto scompare quando il centro meditativo passa dal subconscio alla coscienza pura. Nella pura coscienza il mondo della manifestazione è in una forma senza semenza. E quello sfocia in un sentimento di felicità che viene da ogni parte.

Così, nel subconscio, gli oggetti e le forme restano senza semenza. Gli oggetti e il loro nome ( o percezione degli oggetti) restano uniti al subconscio. E’ così nel bimbo piccolo che non parla o almeno che non si esprime a parole. Per il bambino il mondo delle forme non è stato ancora creato, lui non fa differenza tra una matita e un pezzo di cioccolata; li mette in bocca e li mordicchia. Diciamo che non può distinguere le forme, che significa che in lui non è ancora sviluppata l’intuizione. Per lui il mondo degli oggetti è ancora allo stato latente. E’ in questo periodo che si possono dare al bambino valori veri e nuovi che l’aiuteranno a costruirsi. Ecco perché nella tradizione indiana l’educazione del bambino comincia nel seno della madre. Quando il bambino è ben strutturato, una qualunque educazione formale non toccherà in lui che la superficie e non toccherà le basi della educazione ricevuta prima. Sri Chakra è l’esempio perfetto dell’intuizione spirituale: rappresentazione della Realtà nei suoi aspetti statici e dinamici. E’ un simbolo dell’Universo, a volte microcosmo a volte macrocosmo e della sue origine divina. Ci sono due specie di triangolo: il triangolo “ regolare” e il triangolo capovolto. Il triangolo capovolto rappresenta il processo di differenziazione e di diversificazione. Simbolizza l’aspetto dinamico, la Sakti. Il triangolo con la punta verso l’alto rappresenta l’assimilazione, l’integrazione e l’identificazione, l’aspetto statico o dell’Assoluto. Nel primo triangolo, tutto è rifiutato per manifestarsi sotto forma di separazione, polarità e anche opposizione, nel secondo, tutto è ricondotto  all’armonia, alla pace, all’unità. E’ al centro che bisogna cercare la chiave di quel processo di armonizzazione. Al Centro si trova un punto dove i due aspetti, Sakti e assoluto si riuniscono nell'indifferenziato. Quel punto è incluso in un triangolo capovolto che rappresenta la volontà, l'azione e il sapere ( Sakti), i tre guna e le tre divinità che li presiedono. I nove altri triangoli sono dei chakra o centri. Questi centri sono governati dalle divinità che presiedono l’attività del mentale, dei sensi e della materia. Si onorano queste divinità per potersi stabilire nella pura coscienza. Ci sono tecniche di meditazione per realizzare questa Realtà Assoluta.